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 Oro su Marte?

 

Il pianeta rosso, Marte, potrebbe possedere importanti giacimenti e placer d'oro? Investighiamo insieme su questa possibilità.

 

Breve panoramica dei sistemi a bordo della sonda, i quali vengono scaricati al suolo per mezzo di un braccio meccanico.

 

La sonda Insight

La sonda della Nasa è atterrata dopo sei mesi di viaggio e all’entrata nella tenue atmosfera marziana alla velocità di 19.800 chilometri all’ora! InSight ha quindi trasmesso la sua prima l’immagine, con un po' di polvere sull'obiettivo a causa delle particelle sollevate durante l'atterraggio.

 

 

Sette minuti dopo la grande frenata iniziata alle 20.47, le tre gambe di InSight si sono posate sul suolo rosso di Elysium Planitia, vicino all’equatore marziano, a 146 milioni di chilometri dalla Terra. L’apertura dei pannelli solari permetterà al veicolo di avere l’energia sufficiente a cominciare una lunga attività di esplorazione del sottosuolo del pianeta rosso, con uno strumento che ne misurerà la temperatura fino alla profondità di cinque metri e potrà rivelare in questo modo se all’interno di Marte esista una forma di calore. Marte possiede un nucleo caldo o freddo? 

A sei anni dall'atterraggio del rover Curiosity, il lander Insight della Nasa si prepara a catturare altri segreti del pianeta rosso, esplorandone il cuore, studiandone la geologia e i terremoti. Lo farà anche con tecnologia italiana, fornita dall'Agenzia Spaziale Italiana (ASI), Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), Istituto di Astrofisica (INAF).

 

La prima immagine fornita dalla sonda mostra che è avvenuto l'atterraggio con successo, infatti il ritardo nelle comunicazioni è di circa 7 minuti tra le Terra e Marte e le procedure avvengono quindi in maniera automatizzata. Ci sono migliaia di variabili che potrebbero andare storte!


Insight è il quindicesimo veicolo a toccare il suolo marziano a partire dal 1971, quando sul pianeta rosso si era posato il sovietico Mars 2, distrutto durante la discesa. Non sono mancati fallimenti nelle missioni precedenti, se si considera che solo 7 missioni su 16 (circa il 40%!) sono state pienamente operative. Al momento attuale sono al lavoro su Marte altri due veicoli, entrambi della Nasa: Curiosity, che era arrivato nel 2012, e Opportunity, del 2004.

 

 
Il video del centro di controllo mostra la tensione prima dei dati positivi dell'atterraggio. 

La discesa di Insight è stata da manuale ed il veicolo ha reagito bene durante i fatidici sette minuti di terrore per il centro di controllo della discesa verso Marte. Dal centro di controllo della missione, nel Jet Propulsion Laboratory (JPL) della Nasa, lunghi silenzi erano interrotti da applausi entusiasti quando, una dopo l'altra, Insight superava tutte le tappe, fino a regalare la sua prima foto: un panorama del suolo marziano costellato da polveri.

Tanto l'entusiasmo anche da parte italiana: "è una grande soddisfazione vedere che Insight è arrivata sana e salva", ha detto il commissario straordinario dell'ASI, Piero Benvenuti. "A bordo - ha proseguito - ci sono strumenti molto importanti per conoscere meglio la struttura interna del pianeta ed è anche una grande soddisfazione sapere che c'è anche un importantissimo strumento italiano, che determina la posizione del lander sulla superficie di Marte con una grandissima precisione". Lo strumento, "importantissimo per le future missioni su Marte", si chiama Larri (Laser Retro-Reflector for InSight) ed è composto da microriflettori di ultima generazione. E' stato sviluppato da INAF e ASI. Importante anche il ruolo del Sardinia Radio Telescope (SRT) che riceve i segnali dei suoi mini satelliti che accompagnano la missione Insight. E' avvenuto un altro passo importante per l'esplorazione di Marte, che apre la strada alle prossime missioni sul pianeta rosso: l'europea ExoMars 2020 e l'americana Mars2020. 

 

Visione in pianta delle località dove sono avvenuti gli atterraggi precedenti e quello dell'attuale sonda esplorativa.

 

La geologia marziana

Fluvial and eolian deposits: sono rappresentati con il colore verde scuro i principali depositi fluviali ed eolici. Entrambi possono aver nel passato concentrato i minerali pesanti presenti costituendo nel caso dell'attività fluviale passata i placer alluvionali e nel caso eolico i placer eolici costieri. Queste sono pure supposizioni in quanto tali dati sono affermati solamente dall'osservazione dallo spazio ma alcune fotografie ci permettono di avere un quadro più interessante dell'ambiente di deposizione e quindi del possibile arricchimento in oro. Nell'ottica dei depositi auriferi primari, qualche dritta può fornirla il magmatismo superficiale e i suoi prodotti. E' noto come i centri vulcanici e l'attività idrotermale associata possano essere un ottimo motore per la genesi di depositi d'oro in superficie o nei primi chilometri rocciosi.

Si noti come a destra della successiva immagine siano anche fornite le età relative delle rocce mappate dallo spazio.

(1 Ga = 1'000.000.000 di anni = 1 miliardo di anni!)

 

 

 

Un fiume d'acqua - Ma l'acqua non si vede!

Anche se l'acqua al momento attuale non è più presente allo stato liquido ma solo gassoso in parte e per la maggioranza solido (ghiaccio), sono presenti prove della sua presenza allo stato fluido nel passato. Infatti, le rocce possono mostrare come l'acqua e sopratutto dove ha agito. Lungo i fiumi attuali sulla Terra possiamo notare come le rocce presenti risultino arrotondate: i loro angoli tendono nel tempo a venire smussati. Inoltre, un deposito alluvionale tende ad essere ricco di ciottoli e costituire un conglomerato, osservabile nelle figure sottostanti.

Può esserci oro all'interno? Solo il futuro potrà dirlo!

Depositi alluvionali al confronto: a sinistra uno fotografato su Marte e a destra sulla Terra. In entrambi i casi i ciottoli sono a contatto tra loro e sono molto arrotondati, mostrando la fisionomia di un conglomerato ciottoloso, tipico di un deposito di lag basale fluviale, ottimo in termini di prospezione di sedimenti pesanti, tra cui l'oro.

 

Quando le foto possono dirci qualcosa degli ambienti deposizionali marziani ci si rapporta per quello che si riesce alle caratteristiche (al momento attuale morfologiche) degli ambienti terrestri. In attesa dell'intervento umano, il quale sarà un enorme passo avanti per il nostro livello scientifico attuale, si è costretti ad imparare dalle fotografie e rapportare dove è possibile per somiglianza. Il pianeta rosso potrebbe essere proprio un "Vaso di Pandora" dal punto di vista minerario. 

 

 

In conclusione, Marte potrebbe nel futuro riservare all'umanità una nuova casa, sicuramente più fredda e meno ospitale rispetto la Terra ma con ampi spazi abitativi e opportunità di guadagno.

 

 

 


Sitografia

Wikipedia

diregiovani.it

jpl.nasa.gov

theguardian.com

 


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