Il racconto è trascritto come un mio ricordo per il più possibile simile all’evento accaduto.

Uno di questi fine settimana, ho fatto una delle mie tante prospezioni sempre nell’arco alpino.  

Mi sono recato in un posto che era segnalato su un libro specializzato e che altri mi avevano accennato.  Sapevo già cosa potevo trovare, quindi nulla che mi potesse emozionare o che potesse emozionare veri cercatori d’oro.  Molto diverso sarebbe stato se il torrente e la zona li avessi trovati io e che nessun libro o cercatore conoscesse.

Arrivato in zona, mi avviai su un sentiero che portava verso il bosco, quando in una delle ultime case del paese, una signora molto anziana seduta fuori dalla porta di casa, vedendomi vestito come un militare e con uno zaino con attrezzi da cercatore, esclamò ad alta voce.  “Erano tantissimi  anni che non vedevo un minatore d’oro” mi girai verso di lei, la guardai e gli risposi “Signora non sono un minatore, ma un cercatore”  lei mi rispose “Si ma raccogli l’oro, vieni qui, voglio farti vedere una cosa”  

A quelle parole mi si illuminarono  gli occhi pensavo già che mi facesse vedere qualche pezzo di pietra con oro o qualcosa del genere.  Quindi attratto come una falena alla luce, andai da lei e mi fece entrare in casa sua. (cercavo di trattenere il più possibile il fiato perchè c’era un odore che era un mix di chiuso, fritto e camino. ) Per chi non era abituato a quel tipo di ambiente non era il massimo.  

Si avvicinò a una credenza con sopra vecchie foto in bianco e nero e dei fiori secchi in un vaso. Aprì un cassetto e tirò fuori un quadretto con cornice con dentro una vecchia lettera scritta a mano.  

Me la fece vedere e mi disse.  “Ecco questo è quello che fece mio padre se può esserti d’aiuto è la sua ultima lettera.”  

Non capivo molte lettere scritte a mano e in corsivo, molte parole andavo a intuito.  Però quello che c’era scritto mi incuriosì parecchio.

Il sunto della lettera o quello che voglio divulgare è il seguente:

Parla di un partigiano che scriveva lettere alla sua amata, quando esse venivano consegnate da uno di loro al paese, perchè loro vivevano e combattevano i tedeschi nelle valli delle alpi.

Si occupavano di raccogliere i rifornimenti che gli aerei alleati paracadutavano su alcune zone delle Alpi.

Il racconto specifica di un preciso aneddoto, il quale lo riguarda lui personalmente. Si lamenta che i lanci dei rifornimenti coi paracaduti non sono così semplici, manca la precisione degli alleati,e le correnti d’aria facevano il resto.  Quindi molte volte dovevano arrampicarsi o scalare luoghi invalicabili.

Per liberare un paracadute dai rovi ci impiegò tutta la notte e all’alba notò una strana luce provenire da una parete di roccia, pensava che fosse la stanchezza o un riflesso di qualche rottame, finito il suo lavoro si calò di più per osservare quel riflesso. La parete era stata spaccata in parte (scrive probabilmente da un mortaio o una bomba) ed era uscita in superficie questa cosa dorata larga una spanna nel suo punto più largo e lunga 3 braccia (la definisce bernarda d’oro). Non sapeva come spezzarne un pezzo, era stanco e non aveva una picozza.

Avrebbe provato la prossima volta che fosse arrivato un altro carico di rifornimenti e si sarebbe recato in quella zona.

Per ricordarsi dove si trovava e per garantire se non per lui, ma almeno per la sua amata, un giorno che fosse finita la guerra potesse andare lei, se a lui fosse successo qualcosa, così  lasciò dei segnali e indizi per trovare la zona.

Poi parla di Santi e Benedizioni e di contattare il parroco per sapere cosa fare.  

Dice anche che se fosse oro avrebbe oltre sistemato loro 2 (lui e l’amata) anche contribuito alla ricostruzione dell’Italia come una Repubblica.

Questo è quello che a grandi linee racconta la lettera, ho fatto varie ricerche e nel periodo dopo-guerra non sono state aperte nuove miniere dove indica nella lettera, gli indizi sono 4 forse 5 ma di dubbia utilità, perchè usa riferimenti di zone in dialetto, enormi piante e pietre con forme particolari.  

Letta la lettera, gli dissi che la cosa era molto interessante e perchè non avesse mai cercato o fatto cercare quel posto.  Mi disse che sua mamma ai tempi andò dal parroco per raccontargli la vicenda e il parroco disse di aspettare e aspettare e aspettare…  alla fine sua madre si trasferì in una grande città per lavoro.

La lettera venne incorniciata e messa come reliquia nel ricordo del marito.  Ora che anche lei sta diventando vecchia, spulciando vecchi ricordi si è trovata questa cornice con la lettera, così si è ricordata tutto, ormai lei è rimasta sola e quindi voleva che qualcuno provasse a vedere se la lettera del padre avesse avuto un fondo di verità.  E avrebbe gradito, che se la storia fosse stata vera voleva lasciare in eredità quello che si fosse trovato alla Chiesa.

La cosa non mi rendeva più molto felice comunque gli dissi, che nei miei momenti morti avrei provato a fare indagini, ma non gli garantivo nulla.

partigiani


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